La Cina non rifornisce l’Asia centrale con flussi di cassa. Chi gestirà la Belt and Road eurasiatica?

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Le rimesse dalla Cina verso l’Asia rimangono irrisorie secondo la ricerca condotta da Dezan Shira & Associates Belt & Road Desk. Ciò è importante perché definisce la misura dell’iniziativa Belt and Road puramente come un problema di project finance e non come una questione di flussi di cassa a lungo termine. Ciò ha implicazioni per lo sviluppo sostenibile e per comprendere dove risiede la responsabilità nel mantenere sostenibili alcune di queste economie ancora emergenti.

La Russia continua a governare la regione in termini di rimesse mandate in Asia centrale. La maggior parte di questi fondi sono destinati verso Paesi come l’Uzbekistan, Tajikistan e Kirghizistan nella forma di lavoranti emigrati in Russia che mandano soldi a casa. Un report su questo argomento è apparso qui sul nostro sito Russia Briefing.

La Russia è un Paese vasto, ma con una popolazione di solo 144 milioni contro gli 1,3 miliardi della Cina. Questo significa che i lavoratori migranti dell’Asia centrale sono una risorsa richiesta attraverso tutta la Russia mentre non lo sono in Cina. Questo squilibrio si manifesta anche in tendenze economiche significative. Ad esempio, circa il 30% del PIL totale del Kyrgyzstan viene da queste fonti e oltre il 90% di questo viene dalla Russia. Altrove vi è una simile tendenza. Le rimesse dalla Russia verso il Tajikistan sono risalite e hanno toccato circa 2,3 miliardi di USD nel 2017, mentre le rimesse al paese dalla Cina ammontavano a solo 1,6 milioni di USD, per lo più dalla provincia dello Xinjiang.

Le banche centrali delle nazioni dell’Asia centrale Afghanistan, Kazakhstan, Kirghizistan e Turkmenistan hanno tutte riportato zero rimesse dalla Cina, nonostante siano riconosciute come considerevoli la pratica di hawala, o l’uso di agenti, spesso familiari o stretti collaboratori, i quali trasferiscono denaro e oggetti di valore e la pratica comune di esportare fisicamente denaro contante attraverso le frontiere. Questo spiega perché i flussi di rimesse tendono a sottostimare il valore reale ricevuto dalla regione (in Afghanistan, ci sono regolamentazioni specifiche che permettono i servizi di pagamento hawala).

In termini di assistenza finanziaria centroasiatica, sembra evidente come la Cina si sia concentrata esclusivamente sulla fornitura di finanziamenti ai progetti. Tuttavia, questo è stato più vantaggioso per gli appaltatori e i lavoratori cinesi piuttosto che per aiutare a sostenere le economie locali. I team di costruzione cinese impiegano lavoratori cinesi emigrati, raramente i locali, per costruire le infrastrutture; questi salari vengono rimessi in Cina e non rimangono nell’Asia centrale. Ci sono ragioni pratiche per questo. Molta della forza lavoro di queste nazioni è basata prevalentemente sull’agricoltura e ci sono pochi ingegneri qualificati, tra gli altri fattori. Il lavoro cinese colma questa lacuna. Ma ciò che non fornisce è un flusso di cassa sostenibile. Qualcuno deve ancora far funzionare l’infrastruttura in modo efficace e sfruttarne il potenziale. Una volta che questi progetti sono completati e i cinesi tornano a casa, la responsabilità di far funzionare l’infrastruttura spetta al governo nazionale pertinente e alle rispettive imprese nazionali, siano esse statali o di proprietà privata. Molti di questi richiedono lo sviluppo di ruoli manageriali orientati a ai servizi ed è nelle università e nelle istituzioni in Russia che tale competenza viene ora ricercata. Un esempio emergente è il Kazakistan, che ha invertito la tendenza delle rimesse russe e sta inviando circa 650 milioni di USD in Russia per pagare i cittadini kazaki che studiano lì. Come accennato, ci sono anche opportunità di carriera in Russia che non sono ottenibili in Cina.

Questo movimento di denaro e le differenze fondamentali tra i flussi di cassa delle rimesse e il finanziamento dei progetti creano una serie di domande sul ruolo di Cina e Russia in Eurasia. Quando un particolare progetto è completato qual’ è il ruolo della Cina? Non è una domanda a cui è stata ancora data una risposta nell’ambito dell’iniziativa Belt and Road, fatta eccezione per la scarsa comprensione che questi paesi avranno in seguito un miglior accesso alla Cina come mercato di consumo e viceversa. Ma chiaramente, allo stato attuale, non ci sarà un sostegno finanziario continuativo – diverso dai contratti di manutenzione – per i progetti Belt and  Road, una volta che il calcestruzzo sarà asciugato e l’infrastruttura sarà utilizzata come merce.

Per la Russia, tuttavia, la storia è diversa. Mosca è strategicamente impegnata nella pianificazione e  successivamente nell’utilizzo dell’infrastruttura cinese costruita in tutta l’Asia centrale. Dopotutto, la maggior parte delle infrastrutture della Belt and Road non appartengono in realtà alla Cina, ma rimangono di proprietà del Paese su cui è stato costruito e di chi lo ha pagato. Dopo il completamento, sta emergendo una tendenza che vede nei russi, non nei cinesi, coloro i quali stanno istruendo gli abitanti dell’Asia centrale su come usare queste nuove infrastrutture e, in molti casi, come sfruttarle al meglio. In realtà, questo sta già accadendo con programmi e istituzioni come la National Research University di Mosca già coinvolta nell’educazione di laureati MBA e studenti alla fine del proprio percorso di studi sulla Belt and Road. Questo andrà a beneficio della Russia, in quanto i migliori saranno incoraggiati ad assistere nel proprio programma di sviluppo infrastrutturale della Russia e, i laureati che tornano in Asia centrale, saranno incoraggiati a operare nelle infrastrutture che uniscono Russia e Cina utilizzando l’Asia centrale come centro. In tal modo la Russia è stata effettivamente in grado di far sì che la Cina paghi un completo ammodernamento dell’Asia centrale, che può successivamente sfruttare.

I russi hanno capito l’importanza dei flussi di cassa. Hanno raggiunto questo obiettivo impiegando lavoratori dall’Asia centrale per decenni e per i quali il reddito proveniente dalla Russia è sufficiente per sostenere le economie locali in un modo in cui la Cina non è mai riuscita a fare. Inoltre, educando i managers dell’Asia centrale di domani, si può influenzare il modo in cui l’infrastruttura può essere utilizzata al meglio a vantaggio della Russia piuttosto che della Cina. Questo, nel lungo periodo, sembra un modello economico più sostenibile rispetto a quello della Cina oltreoceano “costruisci e dopo spera nello sviluppo del mercato dei consumatori locali dell’Asia centrale”.

Questo mette in discussione le recenti ipotesi che la Russia stia perdendo trazione rispetto alla Cina in Asia centrale. Sebbene la Cina stia costruendo le infrastrutture, non le possiede. La futura direzione e il ruolo dell’Asia centrale giocano nel commercio euroasiatico possono essere ridotti a una semplice questione di flussi di cassa. È la Russia che ha bisogno e può fornire la sostenibilità richiesta. Ciò pone delle serie domande riguardo la sostenibilità del ruolo della Cina in Asia centrale.

 

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